Esequie di Luciano Castellani

Valgatara, 4.10.2016 – omelia del parroco don Andrea

“Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo”.
Le parole di Paolo, scritte ai cristiani delle comunità della Galizia, risuonano oggi nella nostra assemblea.
Paolo sa cosa significa la croce: egli ha vissuto vari momenti di prova e di persecuzione. E’ stato vittima di atti di violenza, ha sofferto in molte occasioni a motivo della sua fede.
E questa partecipazione al mistero della croce di Cristo lo rende veramente apostolo: “porto – scrive ancora – nella mia carne i segni della  passione di Cristo”.
E’ stato tentato anche di cedere allo scoraggiamento, eppure sempre ha avvertito la presenza del Signore che gli diceva: “Ti basta la mia grazia”.
Paolo può affermare quindi di non essere mai rimasto solo nella prova. Cristo è sempre stato al suo fianco, per concedergli forza, per sostenerlo, per aiutarlo a recuperare la speranza. Proprio per questo può dire “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo”.
Oggi Paolo parla a noi, in questo giorno di dolore e di intensa riflessione.
Ci aiuta a capire che nessuno di noi è solo nel proprio soffrire; nessuno è privo della grazia di Dio; nessuno vive o muore per se stesso.
Siamo sempre e comunque avvolti dalla presenza e dall’amore di Dio.
Egli è là, dove un uomo soffre e muore.
Cristo era accanto a Luciano, nell’ora della prova e della morte.
Era accanto a Lui, per fargli percepire che non era solo.
Cristo era accanto a Lui, poiché egli sa bene cosa significa morire per un gesto di violenza.
Quando veniva inchiodato alla Croce, il Signore Gesù ha guardato negli occhi i suoi crocifissori, ha capito quanto grande può essere il male del mondo, la malvagità degli uomini.
Accettando la morte violenta, ci ha insegnato che l’amore di Dio è sempre più grande del male, sempre più forte di ogni ingiustizia. Cristo, morente sulla croce, vittima innocente, compie il gesto più grande che sia immaginabile: trasforma la morte in dono d’amore anche per i suoi crocifissori.
Oggi vogliamo sentire la presenza del Signore Gesù accanto a noi, fratelli e sorelle di questa comunità, colpita e duramente provata. Vogliamo avvertire la presenza di Dio accanto ai fratelli ed a tutti i famigliari di Luciano, accanto ai tanti amici e frequentatori del suo locale.
“Venite a me, voi che siete affaticati ed oppressi, io vi ristorerò”. Cristo, nostro fratello nella sofferenza, può offrirci sollievo e ristoro.
Può dirci –  lui solo può davvero – che il male non vincerà, ed in Lui troveremo sempre salvezza. Ogni volta che soffriamo e partecipiamo al mistero della croce, sappiamo che dall’altra parte della stessa croce c’è lui, partecipe della nostra passione, pronto ad indicarci la strada della speranza: l’amore vince sempre.
Cristo può dire oggi a Luciano “vieni a me, tu che sei oppresso dalla violenza e dalla malvagità. In me troverai ristoro.
Luciano sa bene cosa significhi offrire ristoro. Lo ha fatto per anni, con il suo carattere riservato, ma con tanta cordialità. E tutti abbiamo trovato presso di lui la possibilità di condividere in amicizia un pasto caldo, di brindare allegramente in compagnia o di incoraggiare le prodezze della squadra del cuore, come nell’ultima e tragica sera.
Luciano ora potrà incontrare la cordialità del buon Dio, che gli offrirà la gioia di condividere il banchetto della vita eterna nel suo regno. A lui lo affidiamo, con la serena fiducia che la vita in Dio non avrà mai fine, ed in Dio un giorno ci ritroveremo.
In questo giorno la Chiesa intera celebra la memoria di Francesco d’Assisi.
Un giorno, si legge al capitolo XXI dei Fioretti, “mentre Francesco si trovava a Gubbio, apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma anche gli uomini”.
Non sappiamo se l’autore dei Fioretti intendesse parlare realmente di un lupo o di un uomo crudele e pericoloso. Forse volutamente lascia libertà di interpretazione…
“Francesco avendo compassione verso tutti gli uomini della terra, volle uscire incontro a questo lupo. Francesco gli fa il segno della santissima croce, e lo chiamo’ a sé: – Tu, o Lupo, fai molti danni in queste parti, e hai fatti grandi malefici, guastando e uccidendo le creature di Dio, e hai avuto ardire d’uccidere uomini fatti alla immagine di Dio. Per la qual cosa tu se’ degno delle forche come ladro e omicida pessimo; e tutta la gente grida contro di te, e tutta questa terra t’è nemica – ”.

Francesco avverte il problema grave che c’è in quella città. Avverte anche un grande amore per quella gente, una profonda commozione e compassione. Pensa agli anziani, ai bambini, alle famiglie, ai giovani… a tutti coloro che erano nella paura e nella sofferenza.
Francesco, uomo di pace, desidera la pace per quella gente. L’amore per Dio e per i fratelli lo spinge ad agire…
Vuole offrire loro sicurezza e protezione.
Decide di mettersi in azione, va incontro al Lupo, mettendo a rischio la propria incolumità personale.
Dimostra un senso di grande responsabilità, una chiara determinazione nell’agire per il bene della gente, una ferma volontà nell’affrontare il male, per ottenere un bene tanto desiderato.
Francesco vuole la pace, ma non fa pace con il male.
Denuncia le malvagità commesse dal lupo, lo accusa pesantemente delle violenze da lui compiute.
La forza della Croce l’unica sua arma.
Nel nome di Cristo compie un gesto rivoluzionario, come fu rivoluzionario Cristo sulla Croce.
Chiama il lupo con un nome nuovo “Fratello”.
Ancora nei Fioretti si legge: “Io voglio, frate lupo, far la pace fra te e costoro”.
Ed ottiene la sua conversione. E realizza la pace.

Frate Francesco, oggi chiediamo a te:
aiutaci a sentire una profonda compassione gli uni per gli altri,
aiutaci a condividere i momenti di difficoltà e di prova, a non lasciare mai nessuno solo nel dolore.
Fa’ che sappiamo dimostrarci ancora comunità che accoglie, che vive la solidarietà vera.

Frate Francesco,
aiutaci a sentirci responsabili della sicurezza e della tranquillità del nostro paese. Tutti indistintamente, ciascuno nel proprio ruolo, tutti a servizio del bene comune.
Tutti con un senso grande di responsabilità.
Frate Francesco
Fa’ che sappiamo amare sempre la vita umana, in ogni momento, che riconosciamo in essa il bene più grande ricevuto da Dio.
Aiutaci a difendere la vita da ogni attacco contrario.
Aiutaci a denunciare il male, a rifiutarlo con decisione,
a non far mai pace con la violenza, con nessuna forma di violenza.
E rendici anche consapevoli che ogni forma di malvagità è superata dalla misericordia di Dio, che è sempre più grande.
Frate Francesco,
Nel nome di Cristo parla al cuore di chi compie il male, fa’ che i violenti capiscano che con la malvagità non si arriva da nessuna parte, suscita desideri di pace in tutti, indica la strada della conversione, come unica possibilità di salvezza.
E aiuta tutti noi a capire che nel mondo non ci sono lupi,
ma solo fratelli, che si sono smarriti,
uomini che in qualche momento, accecati da qualche bramosia terrena, hanno dimenticato la propria identità.
Aiutali a ritrovare la strada.
Un giorno ci ritroveremo tutti in Cristo: egli è la nostra pace.

 

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