Il digiuno ha precise radici bibliche. «Nell’Antico Testamento esso rappresenta un richiamo a farsi umili davanti a Dio e rimanda alla totale dipendenza dal Signore riconoscendo nel cibo, che mantiene l’uomo in vita, un dono dell’Altissimo. Così si digiuna, ad esempio, prima di una sfida difficile, prima di chiedere una grazia oppure per implorare perdono per un peccato. Tutto questo rimane valido nel Nuovo Testamento ma, di fronte al pericolo di una certa ostentazione, Gesù raccomanda maggiore discrezione nel modo di fare digiuno senza mostrare evidenti indizi esterni. In questo contesto rientrano anche le ceneri che esortano alla penitenza». Il digiuno va a braccetto con l’elemosina e la preghiera, gli altri due “segni” della Quaresima come ha scritto anche papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima.«Perché la rinuncia non è fine a se stessa e nemmeno una “prova” di mero dominio personale, come potrebbe essere per un atleta. Se desideriamo essere liberi da quanto ci opprime, è sempre per tornare a Dio, per vivere la carità con tutto il cuore e con tutta l’anima e per amare il prossimo come se stessi».
L’astinenza, che è propria dei venerdì di Quaresima, «esclude il consumo di carne. Un alimento che può essere sostituito da altri cibi come le verdure o il pesce azzurro. Certo, questa legge va sempre osservata senza mettere a rischio la salute delle persone.